Critica

Laura Lana,  ” Il GIORNO” , 23 maggio 2009

Antonella Zambelloni, “Novasesto” del 23 gennaio 2009

articoloSesto

“…..e di Ricci (scrittura sapiente, trasparente, deliziosamente  effervescente, segnata  da una coerenza  discorsiva  estremamamente  lavorata ma tutt’altro  che  irrigidita,  animata da devozioni paganiniane spiritosamente rimesse in gioco, una “bella” pagina insomma) sono risultati evidenti e compiuti. C.T.,

” Il secolo XIX” , 16 dicembre 1982 (recensione del brano “Le Magie del sig.Niccolт”)

“….. Si и detto dell’unico vincitore per la composizione il romagnolo Paolo Ricci. Diplomato a Pesaro in contrabbasso, Ricci fa parte dell’orchestra sinfonica della Rai, e alterna questa sua attivitа alla composizione. Ha vinto con “Sentieri nel canneto” per flauto, clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi. Il titolo и ricavato da un brano precedente, “Where The Reeds Grow” (il canneto), di cui Ricci utilizza  il materiale sviluppandolo in modi diversi, lungo diversi “sentieri..”

Landa Ketoff, da “La repubblica” del 22 novembre 1984

“….Green Self-portrait” by Ricci projected fanciful visions of forest alive with color and sound, each inhabitant self-occupied but bound together by some mysterious common purpose. Nancy Miller,  “

“The Boston Globe” del 30 settembre 1987

“….L’apertura impone alla ribalta un lavoro fresco d’inchiostro (“Nottetempo” del romagnolo Paolo Ricci, vincitore del II Concorso “Savagnone”), una partitura densamente intrecciata, fitta di timbri sovrapposti, onirica ma obbediente ad una sua logica microcellulare. Un mosaico di tasselli sonori, come un sogno su cui si innestino fugaci (le cadenze di corno e tromba)…”

Tozzi Lorenzo, “Il Tempo” del 17 ottobre 1987

“…”Nottetempo” di Paolo Ricci, Il pezzo vincitore della seconda edizione del Concorso “G.Savagnone” ed accolto calorosamente dal pubblico, si avvale di una scrittura particolarmente rarefatta che apre il brano con delle leggere linee affidate agli archi accompagnati da incisivi interventi dei fiati. Poi flauto e contrabbasso intervengono su una base sonora fissa degli archi e, dopo un intervento del corno, il brano ritorna all’atmosfera iniziale…”

Roberto Giuliani, ” Il manifesto” del 7 Novembre 1987